la 2 giorni di pioggia,vento e anche un pò di sole Report

Partecipanti : Danilo, Giorgio, Serjeck, Franco, Pierpaolo, Gianluca, Enrico, Peppe e Antonangius.


Scrive Antonello:

Due giorni divertenti nel giro di sabato e domenica, con qualche ricordo che rimane scolpito... ma andiamo per ordine. Ci ritroviamo in otto, Danilo, Giorgio, Serjeck, Franco, Pierpaolo, Enrico, Beppe, più il sottoscritto che all'ultimo momento si aggrega da incosciente (non ho l'autonomia per due giorni di enduro avendo ripreso da poco dopo l'operazione al ginocchio, più la solita insonnia). Si parte sotto il tempo minaccioso, più avanti a un distributore si unisce Gianluca che non conoscevo. Scoppia a piovere e spunta fuori un variopinto armamentario impermeabile, compresa una busta da nettezza urbana come coprizaino (Franco, endurista mammutone). Appena tutti siamo pronti in tenuta palombara, smette. La pioggia in realtà sarà quasi assente per tutto il giro, almeno mentre siamo in marcia, giusto qualche spruzzata. Iniziano le danze, bei percorsi, con stile poco "abusivo" però, cioè poche e brevi soste e foto quasi assenti: Go! Go! Go! come dice Giorgio. Danilo preannuncia due tratti HARD, una breve pietraia in discesa ripida e un'altra più lunga in salita dove non ci si può fermare, Ma l'impegno maggiore sta nella lunghezza del percorso. La discesa di pietre è da fibrillazione ma tutti ce la caviamo. Nella salita da fare in un fiato purtroppo a Mangiuffo si sdraia la moto nel punto più brutto e si crea il tappo. A me un paio di spinte evitano di riscendere, dopo inutili e stancanti sfrizionate sopra e a lato della moto. Altri tratti molto vari e divertenti ci portano a nord. Gli sterrati in quota di Perdadefogu, sempre belli, stavolta sono anche insidiosi dopo le pioggie: io prendo un paio di brutte imbarcate nelle pozze e finisco fuoristrada (ah ah) nei cespugli, qualcuno si sdraia. A Perdas pranziamo con paninazzi caldi e gelati finali, spunta anche il Nepente di Pierpaolo, poi ancora go, go! Sterrati e mulattiere, bei saliscendi... e le mie tre ore di sonno della notte prima cominciano a presentare il conto, no ci da fazzu prusu, per cui penso di tagliare per asfalto verso Gavoi. Invece no, dopo qualche falsa traccia si va in cerca di diversivi anche tagliando per prati. Non mi faccio mancare un ramo spinoso che mi strappa occhialoni e occhiali graffiandomi la faccia: per fortuna Enrico ritrova gli occhiali che galleggiano nell'erba allagata. Un po' di asfalto e si va verso la cresta del monte sopra Corr'e Boi. E' il clou del giro. Azzo! Il percorso è semi hard, si sale ripidi fra rocce, sassi ed erba in una scalinata naturale, ma il vento micidiale rende tutto proibitivo. Raffiche a 120 orari in quota (oltre 1.300 m), freddo e gocce pungenti. Bisogna cercare di non farsi sbattere a terra dal vento: da incubo! Penso che se ne esco indenne questa me la ricordo. Mi fermo per riprendere fiato ma fatico parecchio anche da fermo per le raffiche, quindi via di nuovo. Non si può guidare in piedi perchè con la violenza del vento è peggio, così mi prendo tutte le botte sulla schiena sfiancandomi con la moto che impenna. Arrivato sulla cresta senza cadere (diciamo pure anche a culo) vedo scene insolite, tipo moto e pilota sbattuti violentemente a terra dal vento, mentre Giorgenne si spancia con risate che non si sentono, si sente solo il vento (poi spiegherà che non rideva per derisione, ma per immedesimazione in quanto stava per succedere o era successo anche a lui). Tutti facciamo i marinai con le moto inclinate controvento e sempre sul lato interno del costone in discesa. Alla fine l'incubo - natura bellissima ma scatenata! - finisce, e verso Fonni restano il freddo, le mani ghiacciate e nel mio caso la stanchezza estrema, ma proprio estrema. Infine arriviamo a Gavoi e il tipo dell'albergo dice che il vento ha buttato giù alberi. Una doccia prolungata e tutti a cena. Solo io e Gianluca indossiamo le scarpe: quasi tutti per risparmiare peso sullo zaino sono in pantofole e pantaloni enduro. Tanto il ristorante è vuoto (ah se non ci fossero gli enduristi per il turismo fuori stagione...), a parte l'ingresso di un tipo con compagna o accompagnatrice in minigonna e cappotto. L'appetito del gruppo è di quelli che farebbero correre rischi a un cavallo di passaggio, ma c'è da saziarsi con due primi, bocconi di carne, dolce e liquori. Si rivive l'avventura di Corr'e Boi, si cazzeggia di moto, si maligna (benevolmente) degli assenti... A mezzanotte a nanna, ho la schiena rigida e dolorante e penso che domani mollerò tutto. Faccio le mie poche ore di dormiveglia, alle 4 sono sveglio ma riposo fino alle 8. Ma quando mi alzo, con sorpresa, mi ritrovo sbloccato e abbastanza riposato. Colazione (mediocre) e pioggia. Appena siamo pronti però smette. Che dire, la giornata di domenica è fatta di contrattempi: il DR 350 di Danilo mette in moto solo su asfalto e ogni volta si rifiuta di partire nel fuoristrada (che onta). Un errore Gps ci porta a morire (ma essendo anch'io un Gps-munito so cosa vuol dire seguire tracce e dobbiamo solo ringraziare Danilo per la disponibilità)… un single track ripido in discesa si chiude inesorabilmente, con arbusti che diventano rami per cui dobbiamo tornare indietro. Risalgo stancandomi e penso che se ricapita forse non riuscirò più a tirarmi fuori da solo, per cui magari taglio su asfalto. Non mi accorgo che i rami mi hanno strappato una mascherina del radiatore ma Giorgio (il solito buon samaritano) l'ha trovata per strada. Il resto del gruppo però non arriva. Aspetta e aspetta, Giorgio ridiscende, mentre io Beppe e Franco inganniamo il tempo. Franco ci mostra le sue nuove pedane basculanti ordinate dall'Australia. Alla fine ridiscendo anch'io (a piedi), almeno cammino nel bosco. Trovo la moto di Pierpaolo mezza smontata: dopo una caduta non riparte. Gianluca, l'elettrauta del gruppo, dopo varie prove, collegamenti ponte ecc. dice che è la centralina. Affiorano i fantasmi di un traino difficile e rognoso. Io ne capisco meno ma dico che la centralina è improbabile: si riprova tutto per scoprire un falso contatto nel cavo candela, evvai! Mi rifaccio a piedi l'erta e irta salita (questa m'è venuta così), dopo un po' arriva la comitiva e riprendiamo a girare come zingari, cioè più o meno con gli stessi contrattempi, una traccia si rivela poco praticabile perché il fondo è viscido, la gomma di Danilo non prende, scivola e ovviamente non rimette in moto. La mia gomma aggrappa me quel fondo non mi diverte tanto, mica sono bergamasco! Torniamo indietro e improvvisiamo alternative più praticabili, che però ci riportano all'asfalto. E' ora di rifornire lo stomaco, altro paninazzo caldo ad Arzana in allegra compagnia. Si torna a sud-ovest rapidi, pomeriggio sul Grighine con un po' di sterratoni veloci, poi sorpresa: una specie di tagliafuoco, recente, con tornanti che si arrampicano in un percorso vario e bello, fascine di rami e tratti pietrosi da superare. Arrivati sopra Enrico mi dice che pensavano fossi deluso vista la mia stanchezza: noo, quello è il percorso ideale per me e per il mio K, non troppo facile né troppo difficile, scorrevole e in bei posti. Purtroppo siamo anche nel mezzo in un "parco" eolico. Parco sta minchia: il problema non sono tanto le pale in se, ma ciò che provocano nel territorio, almeno in questo caso. Tutta la zona è stata riempita di sterrate a 4 corsie fatte per l'asfalto, hanno davvero devastato l'ambiente. Qui ci sono soldi che girano … Facciamo benzina a Villaurbana (o Mogorella? Bò), Giorgio come ha fatto in ogni distributore riempie fino all'orlo il suo serbatoio trasparente da 24 litri (!), e a chi gli dice che non siamo in Africa risponde "non si sa mai". Mi ricorda quel tipo (Mi manda Picone) che si portava dietro ovunque un pacco di minestrina, perché "Nella vita non si sa mai". Ma forse nello zaino anche Giorgio ha la minestrina!!! Io sono cotto soprattutto mentalmente, indigestione da enduro. Salto la tappa finale di monte Arci, ci tornerò, scendo verso Cagliari mentre gli altri risalgono, saluti e ci sentiamo in lista. Come in trance attraverso i vari paesini (Usellus, Baradili ecc.) in clima post-atomico: non c'è nessuno, neppure nella strada principale. Arrivo a casa col pilota automatico, lunga doccia e un bicchiere di Tullamore: non è l'amaro Lucano, ma con questo davvero, al termine del bel giro in moto, non puoi volere niente di più dalla vita.
Antonello






scrive Danilo:

Il percorso di sabato è stato mutilato di almeno 30km. Saltando parte delle alture di Arzana e villagrande. Questo ci ha permesso più tempo di girare nei monti sconosciuti del gennargentu fino al passo di correboi. Sulla vetta, il gps contava 1340mt. Il giorno seguente, lasciato il ricovero alle 10 circa, abbiamo attaccato la zona che abbiamo definito "la MP dei gavoesi". Pezzo divertente anche al contrario, poi il terreno era perfetto per i tasselli. Siamo poi saliti sulla vetta più alta della zona, Bruncu Fugilesu 1266mt, bel panorama. La discesa prevedeva un passaggio fuori pista per niente banale. Ho quindi scelto un'altra traccia per aggirare il monte. Il passaggio si è rivelato impraticabile per via della vegetazione che si è ripresa i suoi spazzi. Nessun problema, abbiamo girato i tacchi e fatto l'altra stranota via. L'operazione giralamoto ha creato qualche problemino ad Anto e Gianluca. La moto con il falso guasto della centralina non era di Mangiuffo ma del suo amico Gianluca. Ottima manetta e anche un buon meccanico. Il suo ktm lc4 ricorda molto il Tittieddu dello zio, per numero di customizzazioni e accrocchi (comprese le manopole riscaldate fatte in casa). Vista l'ora tarda, alle 12:30 eravamo ancora a Sorgono, abbiamo depennato un pezzo di percorso lungo e poco interessante, e ci siamo fiondati ad Allai via asfalto per attaccare l'off del Grighine. Antonello ci ha lasciato a Villaurbana il resto del gruppo si è sbaffato il succulento giro del monte arci. Alle 18:30 siamo sbucati a Sant'anna pressi 131. Stanchi o soddisfatti si è deciso che poteva bastare … pezza cotta pezza crua .... Spero che almeno il giro del sabato sia stato all'altezza delle aspettative, peccato per la domenica la metà è andato perso. Ogni volta che si butta il cuore più in la non si può mai sapere dove e come si va a finire è davvero un'avventura. Ma questo è lo spirito delle multiday no?. Per la cronaca, il Dierrino è sempre un missile, anche se dopo una caduta si è ingolfato 2 o 3 volte, ci sto lavorando, per la prossima sarà pronto. Grazie a tutta l'allegra combricola.
DaniloDr350





scrive Peppe:

Quando piove e tira vento il Polveroso esce contento, ma quando infuria un gran maestrale il Polveroso capotta male :-)))))))))).
E’ stata una 2 giorni notevole, per i km percorsi, per la forza del vento e per il numero di partecipanti addirittura 9!!! Una cosa mai vista. Non è facile coordinarsi in tanti, spesso improvvisando, invece siamo riusciti a farlo. Il top dell’uscita (in tutti i sensi eravamo a quasi 1400 metri), secondo me, e’ stato lo scavallamento verso Corr’e boi in condizioni patagoniche, in cui a malapena si riusciva a stare in piedi, (e non sempre visto che sia io che Sergio siamo caduti da fermo per il vento) ma sono stati tanti i passaggi memorabili. Purtroppo non abbiamo bucato neanche una volta e ci siamo dovuti riportare a casa le 35 camere d’aria che avevamo appresso, ma sara’ per la prossima volta …..
Alla prossima
Peppe




ed ecco delle altre foto